Da Tuglie in bici? …Si può! – Galatone, Nardò
“Capita anche di doversi semplicemente spostare da un Comune all’altro senza necessariamente pensare ad un’automobile come mezzo di trasporto. Si può prediligere la mobilità dolce, soprattutto quando scarseggiano anche i mezzi pubblici?”
Da Tuglie in Bici..? Si può!: Il preambolo per avere un quadro di insieme
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Da Tuglie in bici - Galatone, Nardò
– Dal punto di vista di Komoot
L’apprensione dalla piazza di Tuglie
Togliamoci subito il pensiero, per raggiungere Galatone bisogna per forza risalire verso nord e, per farlo, bisogna affrontare subito una salita che porta a Montegrappa zona residenziale di Tuglie apprezzatissima soprattutto l’estate perchè situata a un centinaio di metri abbondanti sul livello del mare e dunque più fresca e ventilata rispetto al resto del paese posto ai piedi della serra.
Da Piazza Garibaldi si parte dunque in direzione nord-ovest lungo Via Plebiscito e Via Vittorio Veneto per poi svoltare all’altezza del conosciuto Museo della Radio verso destra in salita.
Via Savoia è forse la strada più rappresentativa che da Tuglie porta a Montegrappa, risalirla con la bicicletta può essere sfidante in partenza (non vale per le bici elettriche che risolvono il problema dei dislivelli alla radice) ma la pendenza tende a scemare mano a mano che si sale e non annoia affatto affrontarla viste le innumerevoli deviazioni esistenti,
un brevissimo sottopassaggio ferroviario da oltrepassare fino ad arrivare in cima tra residenze familiari e muretti in pietra, togliendo così ogni punto di riferimento altimetrico che possa intimorire.
Il verde ed il profumo di pineta indicano la fine della salita e ci si potrà dunque godere il restante dei chilometri verso Galatone in scioltezza.
Tutto quì? Neanche un chilometro percorso e già è finito lo sforzo? Si, e non solo…
A cavallo della serra salentina
Il tempo di attraversare in poche centinaia di metri l’area residenziale di Montegrappa e già si gode della vista verso il mare del golfo di Taranto ed il sottostante pianoro che porta verso la costa fino a che non si è costretti a deviare in direzione nord a cavallo della serra. Serra salentina che dolcemente tende a diminuire in termini di quota per poi svanire definitivamente all’altezza di Galatone.
Nel frattempo si percorrono stradine asfaltate dal traffico quasi nullo tra muretti a secco,
furneddhi (qualcun’altro li identifica anche con il nome di pajare), macchia mediterranea quà e là, campi coltivati e uliveti in perenne lotta con la xylella (batterio ormai tristemente noto che tende a disseccare le piante di ulivo).
L’asfalto lascia ogni tanto e per poche decine di metri spazio a tratti sterrati. Un punto critico in cui bisogna fare attenzione? L’attraversamento della strada provinciale che collega Neviano a Sannicola su cui si sbuca improvvisamente,
incrocio che gli automobilisti non percepiscono affatto come esistente e che li porta a non considerare come pericoloso.
Per il resto si “veleggia” giù per una dolce discesa, questa volta con vista sull’ampia pianura in direzione Galatina e Soleto,
…fino alle porte di Galatone segnate, manco fossero le colonne d’Ercole, da un passaggio a livello.
Galatone e Nardò
Galatone è, nel momento in cui viene redatto quest’articolo, in pieno fermento
a causa delle innumerevoli ristrutturazioni in essere e che porteranno (si spera) a valorizzare il suo bellissimo centro storico che merita di essere attraversato e goduto lentamente assaporando quell’aria dei tempi passati di borgo salentino fascinoso e tipico.
Sono passati neanche dieci chilometri sotto le ruote della bicicletta da quando siamo partiti da Tuglie e la sua iniziale salita ormai smaltita e dimenticata, la serra salentina è alle spalle.
Con l’attenzione necessaria quando si pedala in ambito urbano, si attraversa tutta la cittadina Galatone e parte della sua area produttiva tra piccole realtà artigianali.
Non manca certo il traffico a Galatone ma tutto sommato è pedalabile senza affanno anche perchè l’arteria stradale privilegiata dagli automobilisti che si recano a Nardò è da tutt’altra parte.
Noi scegliamo di percorrere, usciti da Galatone, una via secondaria che, magari non ha il fascino della serra salentina
ma che, perfettamente in pianura, senza difficoltà ed in una manciata di chilometri ci porta nel centro di Nardò…
…e nel pieno di un altro borgo finalmente valorizzato, ricco di storia e bellezze architettoniche del passato,
finalmente a misura d’uomo e non delle macchine. Piazza Antonio Salandra ne è l’emblema.
La riflessione
Ancora una volta l’orografia di Tuglie ci induce ad avere pregiudizi riguardo la possibilità o l’impossibilità di sfruttare la mobilità attiva per gli spostamenti quotidiani. La verità è che tutto il Salento sembra essere costruito per muoversi in ogni direzione sfruttando le innumerevoli stradine secondarie spesso storiche, spesso ricche di fascino, spesso più rapide e meglio collegate rispetto alle solite arterie stradali percorse perlopiù in automobile.
Basterebbero spese irrisorie per mettere in sicurezza alcuni passaggi che innegabilmente possono essere considerati ostici per chi fruisce della bicicletta come mezzo di trasporto.
Nel caso specifico, al netto dei rischi intrinseci connessi alla viabilità urbana, l’unico passaggio rischioso è individuabile con l’incrocio e l’attraversamento della strada provinciale Neviano – Sannicola,
per il resto si gode di una viabilità tranquilla e rilassante che consente in tempi accettabili di raggiungere due dei centri più importanti presenti nel circondario di Tuglie.
Il punto è proprio questo, ci si perde la in mezzo a causa della segnaletica assolutamente inappropriata quando presente e carente quando presente. Un’altra occasione persa per ora…
In sintesi
Poco meno di dieci chilometri per raggiungere Galatone in dolce discesa e altri cinque per arrivare a Nardò senza alcun dislivello da affrontare per un totale di quindici chilometri, l’unico ostacolo è compresso in meno di un chilometro da percorrere in salita nel tratto iniziale di pertinenza al Comune di Tuglie.
Per raggiungere Galatone ci si impiega in media trenta minuti partendo da Piazza Garibaldi. Di questi, dieci sono dedicati alla salita verso Montegrappa ma molto dipende dalla determinazione con cui si affronta questo primo chilometro. Da lì in poi la lieve pendenza a scendere può essere da volano per accellerare e accorciare i tempi di percorrenza oppure si può godere del circondario ricco di spunti da osservare.
In una decina di minuti si attraversa Galatone e gli ultimi chilometri verso Nardò, al netto della chiusura dei passaggi a livello (quattro)
in un quarto d’ora si approda all’arrivo identificato nella centralissima Piazza Antonio Salandra. Vabbè, ed il ritorno? Niente paura, il dislivello affrontato in discesa è altrettanto mite se affrontato in salita durante il ritorno, e se poi c’è la tramontana…
Alla domanda se vale la pena usare la bicicletta per andare a Neviano paragonando i tempi di percorrenza in macchina rispondo: Io non ho dubbi. A voi la scelta… L’alternativa c’è se lo si vuole…
Le chicche strada facendo:
Il Castello di Fulcignano
Si potrebbe parlare del bellissimo Santuario del Santissimo Crocifisso con il suo barocco straripante o della chiesetta bizantina finemente affrescata della Madonna dell’Odegidria e del Palazzo Marchesale Belmonte Pignatelli di Galatone, oppure, spostandosi a Nardò, della stupenda Piazza Antonio Salandra…
…o della Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta in cui viene custodito un crocefisso ligneo del dodicesimo secolo ed un fantastico altare, per non parlare del castello stesso di Nardò, ma l’occhio cade su un monumento rimasto sempre un pochino nell’ombra e che solo ora si sta cercando di recuperare e valorizzare.
Vederlo vuol dire essere proiettati nel medioevo e la sua struttura è atipica rispetto a quelle più rinomate come quelle aragonesi o angioine. Ovviamente stiamo parlando di un castello che può sì sembrare spartano ma che ha delle dimensioni importanti a dimostrazione del fatto che, da quelle parti passasse una via di comunicazione importante.
Attribuibile al periodo federiciano come genere architettonico è stato eretto intorno al XIV secolo per poi decadere durante il periodo delle guerre angioine. Proprio la sua posizione defilata rispetto alle attuali arterie stradali ed i flussi turistici rende l’incontro e la visione di questo monumento più intimo e personale.