Le terre incolte d’Arneo

La targa commemorativa

I pretesti salentini – Le terre incolte d’Arneo

“Nessun rumore che faccia trapelare la vicinanza di centri urbani e qualche masseria fortificata calata perfettamente nel contesto naturalistico amplificano il senso di sana solitudine accompagnata da quel vento salentino quasi onnipresente nel tacco d’Italia…”

Trip summary

Targa commemorativa e bicicletta
La guerra d’Arneo. La targa in memoria dei fatti del 1951

Prefazione

Quando meno te l’aspetti, durante un giro in bici nel territorio d’Arneo, una testimonianza storica impreziosisce e dona un’anima al percorso già di per se bellissimo. Se poi in questa storia è protagonista anche la bicicletta, beh… allora il cerchio è chiuso.

(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)

Le terre incolte d’Arneo

In sintesi

Adatto a tutte le tipologie di bicicletta dotate di pneumatici che possono percorrere un minimo di strade bianche e sterrati. Non presenta particolari difficoltà di percorrenza ed è praticamente privo di dislivelli con pendenze elevate. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente.

Le terre incolte d’Arneo

Esperienza e sensazioni

Monteruga

Il giro parte da Monteroni in direzione ovest e attraversa le terre d’Arneo per raggiungere il primo obiettivo dichiarato della giornata: Monteruga, Masseria e villaggio ormai abbandonato dove respirare il tempo passato e la vita contadina di non molti decenni fa.

L’Arneo rurale

Si attraversano vigneti, campagne coltivate, uliveti e macchia mediterranea mentre si percorrono tratti di strade bianche alternate a stradine asfaltate fino a pedalare per qualche chilometro sulla Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese.

La dritta ciclovia AQP tra Avetrana e Porto Cesareo

Area antistante la Masseria fortificata Zanzara

Pochissime le macchine incrociate, pochissimi confini architettonici, nessun rumore che faccia trapelare la vicinanza di centri urbani e qualche masseria fortificata calata perfettamente nel contesto naturalistico amplificano il senso di sana solitudine accompagnata da quel vento salentino quasi onnipresente nel tacco d’Italia e che sfida quei silenzi meravigliosi caratteristici di queste terre poste tra Nardò e Avetrana.

La chiesa di Monteruga e la piazza antistante

I pascoli d’Arneo

L’Arneo in bicicletta

Al centro della pista

Prima di imboccare la via del ritorno ci si addentra nel perimetro tracciato dalla pista automobilistica Porsche Engineering – Technical Center (complicato anche solo leggere il nome) situata a pochi chilometri dal mare (una decina circa) quasi a stridere rispetto al contesto storico/naturalistico in cui siamo immersi e tuttavia mascherata alla mente distratta dal godimento della pedalata. Al suo interno, inaspettatamente e come a proteggere il contenuto, si gode di strade bianche stupende che separano uliveti, terre coltivate e attività pastorizie. Nel bel mezzo la Masseria “La Grande” e l’Azienda agricola “Fattizze D’Arneo” produttori di prelibatezze a km 0.

Il muretto luogo del rogo delle biciclette

La rivolta in bicicletta

Occupazione dell’Arneo – Wikipedia

Appena usciti dall’anello in prossimità del varco di ingresso al Technical Center ecco l’inaspettato incontro accennato in principio.

Il Muretto e luogo esatto in cui misero al rogo le centocinquanta biciclette.

Il fatto: Inizio anno 1951 – La rivolta in bicicletta in terra d’Arneo… Masseria Mandria Carignani, meta ulteriore di questa scampagnata in bicicletta, sullo sfondo un panorama profondo che lascia intravedere Porto Cesareo e Gallipoli adagiate ai bordi del golfo di mare. Incrociamo per puro caso il proprietario intento a valorizzare la stele a memoria dell’evento accaduto ormai più di mezzo secolo fa.

L'attraversamento di una strada bianca
Le strade bianche nell’anello della pista
Porsche Engineering – Technical Center

Di quell’avvenimento (quandanche vissuto da ragazzino) è prezioso tramandatore dei racconti di suo padre testimone oculare della distruzione di 150 biciclette su ordine di un funzionario di pubblica sicurezza. Egli ci ha fatto dono dei ricordi dell’episodio e consentito di toccare con mano proprio quel muro su cui furono messe al rogo le speranze dei contadini in rivolta. La Bicicletta, unico bene posseduto dai contadini, unico mezzo per sfuggire ai controlli sul territorio da parte delle forze dell’ordine. La Bicicletta, ancora oggi mezzo di sostentamento democratico e simbolo di libertà….

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