Economia e Cultura, l’altra parte della Storia

L'edera pendente in uscita alla cripta

Il Salento Bizantino – Economia e Cultura, l’altra parte della Storia

“Immaginare Torre Sant’Emiliano in un luogo diverso da quello in cui si trova è impossibile, trovare una realtà più caratterizzante del Salento selvaggio difficile, fermare l’adrenalina in fondo a questo sentiero arrivati a Minervino è quasi traumatico…”

Trip summary

Prefazione

Che San Nicola di Casole fosse una delle abbazie più titolate a livello continentale è un dato di fatto. Questo probabilmente perchè dedita, oltre allo sviluppo economico, anche allo sviluppo culturale nei territori a lei assoggettati.

L’abbate Nettario, Giorgio di Gallipoli, Nicola di Otranto sono tra i principali personaggi che hanno contribuito alla divulgazione della lingua e della cultura greca nel Salento, tant’è che persiste ancora oggi. Nel monastero fu fondata una biblioteca che divenne tra le più importanti d’Europa. Il 1480 fu anno drammatico per la penisola che subì l’onda d’urto delle incursioni saracene. Con le loro incursioni minarono l’equilibrio economico ma quello culturale greco resistette ancora per qualche secolo prima che lombardi, spagnoli e francesi prendessero il sopravvento. A differenza dell’abbazia di San Niceta, San Nicola di Casole lasciò segni indelebili grazie ai manoscritti esistenti che ne raccontano la grandezza. Eppure, a leggere le cronache dei tempi, la grandiosa biblioteca venne messa a ferro e fuoco durante i fatti di Otranto. Cosa si salvò di quella bibilioteca? E come? Il Cardinale Bessarione pare abbia avuto un ruolo ed un fiuto incredibile nel salvare dal rogo alcuni tesori. Tra il 1453 ed il 1462, almeno un ventennio prima della caduta dell’abbazia, prelevò opere bizantine dai monasteri greci che visitava, tra le altre anche da San Nicola di Casole e senza mai restituire nulla. Costituì una biblioteca privata che nel 1468 donò alla città di Venezia. Fu lungimiranza oppure predazione? Morì nel 1472. Da lì a poco i Saraceni vennero ad affossare Economia o imporre Cultura?

(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)

Economia e Cultura, l’altra parte della Storia

In sintesi

Da Otranto si sale attraverso la periferia sud in direzione Torre Sant’Emiliano senza però mai raggiungerla. Pedalando prevalentemente su strade bianche si devia verso Uggiano la Chiesa. Non facile la percorrenza di un sentiero strettissimo che sale lungo un costone con vista sulla Torre Sant’Emiliano, ma si attraversa uno dei luoghi più selvaggi del Salento fino a giungere a Minervino di Lecce e la frazione adiacente di Specchia Gallone. Il territorio di Giuggianello ci immette nell’area del paro dei megaliti tra menhir e dolmen fino a Giurdignano.

I sentieri sterrati di Giurdignano

Immancabile la presenza di cripte salentine (visibili le testimonianze arcaiche del fenomeno del tarantismo affrescate nella cripta di San Paolo) che fanno da filo guida fino alla basilica di Cento Porte, costruzione medievale appartenuta ai monaci basiliani ed ora in rovina. Il rientro ad Otranto avviene attraversando la bellissima ed incontaminata Valle dell’Idro non prima di aver terminato la caccia al tesoro bizantino nascosto tra la vegetazione rigogliosa.

Menhir Vicinanze 1 – Foto di Pino Russo

Tutte visibili dal percorso pedalato

Tutte visibili dal percorso pedalato, le Cripte a volte non sono direttamente accessibili in bicicletta ma si necessita di percorrere brevissimi tratti addirittura a piedi oppure sono di pertinenza di proprietà private. Bisognerà informarsi sulla possibilità di visita quando non sono direttamente accessibili. Sono presenti dei punti di ristoro come masserie adibite ad agriturismo o ristoranti durante tutto l’arco del percorso.

Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da Otranto:

  • Cripta Cattedrale Santa Maria Annunziata, Otranto
  • Basilica San Pietro, Otranto
  • Cripta San Nicola, Otranto
  • Abbazia San Nicola di Casole, Otranto
  • Cripta Sant’Elena, Uggiano La Chiesa
  • Cappella di Sant’Anna, Specchia Gallone
  • Cripta San Giovanni, Giuggianello
  • Ipogeo Vicinanze, Giurdignano
  • Cripta Anonima, Giurdignano
  • Cripta San Paolo, Giurdignano
  • Cripta di San Salvatore, Giurdignano
  • Cripta di San Basilio-Craunuse, Giurdignano
  • Abbazia delle Centoporte, Giurdignano
  • Cripta di Sant’Angelo, Otranto
  • Cripta delle tre Porte, Otranto

Adatto a tutte le tipologie di biciclette dotate di pneumatici che possono percorrere strade sterrate e bianche. Il sentiero di circa cinque chilometri che parte da Uggiano la Chiesa e fin quasi a ridosso di Minervino vanno percorsi con il massimo di cautela anche a costo di percorrere lunghi tratti a piedi spingendo la bicicletta e godendosi il panorama. Per il resto si tratta di stradine secondarie che alternano asfalto alla ghiaia a traffico quasi nullo con qualche brevissimo strappetto in salita.

Economia e Cultura, l’altra parte della Storia

Esperienza e sensazioni

Otranto antica

Quando ci si accinge ad attraversare la porta di ingresso di un borgo fortificato come quello di Otranto, maestosa e possente allo stesso tempo, sopravviene più o meno consciamente un pizzico di timore referenziale. Si è obbligati a seguire la direzione in modo strutturale, le alternative a quel passaggio sono ridotte se non addirittura assenti se si vuole proseguire il percorso stabilito.

Le colonne e gli archi
Cripta Madonna Maria Annunziata di Otranto

Porta d'ingresso a Otranto
Passaggio a Otranto antica

Chiesa di San Pietro a Otranto

Pena, rinunciare alla protezione dalle scorrerie saracene… Saranno stati questi i pensieri passati per la testa dei viaggiatori del quindicesimo secolo? Parte con questa percezione il viaggio pedalato nel territorio più a est del Salento mentre i raggi del sole e l’aria primaverile si insinuano tra i vicoli stretti di Otranto antica.

Gli affreschi bizantini della Chiesa di San Pietro a Otranto

Direzione Sant’Emiliano

Il colle della Minerva, luogo in cui si consumò il famoso martirio otrantino, si nasconde sulla nostra sinistra mentre risaliamo la periferia cittadina alla scoperta di tracce bizantine già molto presenti nel nucleo storico. Lo stacco dall’area urbana avviene in modo repentino in direzione Sant’Emiliano. L’asfalto scorrevole sotto le ruote della bicicletta lentamente comincia a venir meno e già qualche accenno di strada bianca lascia trapelare informazioni circa il proseguio da affrontare nei prossimi chilometri.

In cerca della cripta di San Nicola a Otranto

Ogni amante del Salento non esiterebbe a lodare incondizionatamente la terra affacciata sul canale d’Otranto.

L'edera pendente in uscita alla cripta
La bicicletta vista dalla cripta di San Nicola a Otranto

Le strade bianche di Otranto
Direzione Sant’Emiliano

E’ vero, il tema autoimposto ci costringe a seguire una certa direzione, ad aprire gli occhi per scovare le cripte dapprima abilmente occultate dai monaci bizantini e poi nascoste dal tempo, ma mai come in questo percorso la costrizione è ordinata dai luoghi attraversati.

L’ambiente ipogeo della cripta di San Nicola

San Nicola di Casole

C’è poco da fare, è quasi impossibile trovare alternative alla strada che si evolve davanti a noi. Pena, rinunciare alla scoperta del Salento più autentico. Non è un caso, a mio avviso, che San Nicola di Casole fosse eretta in questo punto, più ad est di così non si può, il punto di contatto con l’oriente bizantino è quì, non più a sud, non più a nord.

L’attrazione dei cavalli

La carrettiera via d’accesso a San Nicola di Casole

Nei territori della Masseria Sant’Emiliano

Strade bianche nei territori di Sant’Emiliano

Dopo aver visitato la cripta di San Nicola la si raggiunge percorrendo una bellissima strada bianca e deviando su di un antico tratturo in pietra. Bisogna quì dire che, avere un minimo di padronanza di guida tecnica per affrontare il percorso aiuta, conoscere i propri limiti tecnici è auspicabile al fine di evitare brutte disavventure.

Abbazia San Nicola di Casole rudere

Salento selvaggio

Avere l’umiltà di capire quando è giunto il momento di scendere dalla sella e spingere la bicicletta al seguito è parte del viaggio, è parte dell’imposizione che esige questo percorso. D’altronde, le prove esperienziali donano un fascino unico a chi si adatta alle situazioni. Pazienza e un pizzico di spirito di sacrificio sono il prezzo che volentieri bisogna pagare, soprattutto dopo aver affrontato i sette chilometri di strade bianche.

La Cripta di Sant’Elena puntellata

Cripta Sant’Elena di Uggiano la Chiesa

La punta più ad est d’Italia

Il lungo tratto in pietra della carrettiera a Minervino

Il sentiero ormai pietrificato dal tempo

Sentiero verso il Salento selvaggio di Sant’Emiliano

Da Uggiano la Chiesa un sentiero strettissimo tra vegetazione bassa e una steppa di rocce appuntite bianchissime si inerpica verso un promontorio con vista mozzafiato sul punto più a est d’Italia. Immaginare Torre Sant’Emiliano in un luogo diverso da quello in cui si trova è impossibile, trovare una realtà più caratterizzante del Salento selvaggio difficile, fermare l’adrenalina in fondo a questo sentiero arrivati a Minervino è quasi traumatico.

La steppa di sassi appuntiti con vista a est

L’Era dei Megaliti

A Specchia Gallone la chiesetta di Sant’Anna, tanto bella quanto discreta, rimette tutto nel suo ordine programmato. Una flebile traccia bizantina tradisce le origini della chiesetta, il percorso d’ora in avanti verrà valorizzato da strade e stradine immerse nel silenzio degli uliveti in perenne lotta contro la perdita d’identità, da antichi muretti a secco e campi resi coltivabili grazie alla tenacia degli antenati salentini. Prima di entrare a pieno titolo in un’altra Era antropologica, ad ornare i bordi stradali e i tratturi ci pensa la macchia mediterranea ed i rovi aggrovigliati con l’intento di trattenere a se i passanti, quantomeno a rallentarli nel loro cammino se troppo veloci.

Usciti da Specchia Gallone

Apprezzare l’Era dei megaliti esige lentezza di movimento e lunghezza di pensiero, un fenomeno arcaico misterioso che ci catapulta ancor più indietro nel tempo, che si contrappone a mo’ di sfida alle emozioni già provate qualche chilometro più ad est e che prende il sopravvento.

Vista frontale del dolmen Stabile

Lo stretto sentiero tra i rovi

Targa a pavimento nel Parco dei Paduli

Menhir e cripta San Paolo a Giurdignano

Il primo piano del muro megalitico

Il parco dei megaliti di Giurdignano

L’imposizione delle emozioni è travolgente, il Dolmen Stabile mostra la sua regalità e sembra voler dare ordini all’imperiale muro di megaliti posto di fronte, mentre si resta ammutoliti nel percepire tutta l’energia mitologica concentrata in un unico punto, il Parco dei Megaliti.

Le dimensioni del muro megalitico

Le tracce primordiali del tarantismo

Valle dell’Idro

Questo rimpallo di sensazioni è sfiancante se si pensa ai restanti quindici chilometri abbondanti da affrontare in tema bizantino, costretti per l’ennesima volta a faticare nel cercare gli anfratti in cui affreschi anche millenari si fanno ancora ammirare prima che l’entropia ineluttabile ponga fine alla loro testimonianza. Dolce e bellissima la discesa nella Valle dell’Idro meravigliosa e troppo breve.

Sentieri sterrati della Valle dell’Idro

Direzione Otranto

Appena tracciato il sentiero che scende verso Otranto

Le porte ed i pilastri della cripta delle Tre Porte

Questa volta, asfalto o ghiaia, il fondo stradale non è altro che un filo conduttore che ci guida nella lunghissima e dispendiosa (in termini emozionali e temporali) Storia del Salento. Della fatica fisica ed economica non resta alcun ricordo, la Cultura, viceversa, la si respira ancora…

Panoramica sull’Abbazia Sant’Arcangelo de Casulis

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