Il patto coi rovi

Pietre del Salento – Il patto coi rovi

“La serra salentina, dopo averla discesa va risalita, ridiscesa e risalita più volte. Luoghi di importanza storica per il Salento sono ancora da esplorare, vedere e toccare, fino a tornare a ritroso nel tempo in cui imperavano i Messapi in lotta coi Romani, i Saraceni….”

Trip summary

Prefazione

Le Centopietre di Patù – Se dovessimo stilare un’ipotetica top ten dei luoghi più misteriosi del Salento, le “Centopietre” di Patù (Le), sicuramente si piazzerebbe tra i primi posti. Nel corso degli anni, sono state avanzate diverse ipotesi intorno alla sua funzione e alla sua effettiva collocazione temporale.

Alcuni lo collocano in epoca Messapica o Medievale, altri addirittura in epoca Preistorica, con finalità legate ai culti solari.
Secondo la tradizione, le “Centopietre”, sarebbe una sorta di mausoleo realizzato con 100 blocchi di pietra provenienti dall’antica città Messapica di Vereto. Fu edificato per onorare il cavaliere Germiniano, un ambasciatore di pace ucciso barbaramente dalle truppe Saracene durante la battaglia svoltasi il 24 giugno 877 (Esisterebbe anche un’altra versione della leggenda, con data 24 giugno 788).
I resti dei 13 affreschi presenti al suo interno, risalenti al XII secolo, confermerebbero che il monumento fu riutilizzato come luogo di preghiera da un gruppo di monaci di culto greco.
Nel 1873 le Centopietre, fu dichiarato monumento nazionale di seconda classe.

A pochi metri dal monumento delle Centopietre, sorge un altro interessante luogo carico di fascino e mistero, la cosiddetta “Cuneddhra di Sant’Aloia”. Si tratta di una sorta di edicola Votiva costruita con tre grandi monoliti in pietra locale. Pare che questa costruzione fu voluta dalla comunità Rom per rendere omaggio a un santo a loro molto devoto, Sant’Eligio, protettore dei maniscalchi (Aloia, infatti, sarebbe la deformazione dialettale del nome Eligio). Durante la fiera di San Giovanni che si svolgeva ogni anno a Patù, il monumento era considerato un vero e proprio luogo di devozione e un punto d’incontro per tutta la comunità.

(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)

Il patto coi rovi

In sintesi

Da Gagliano del Capo, attraversando un pianoro si giunge nei borghi di Giuliano e Barbarano e la sua Leuca piccola. Si sale dunque per fiancheggiare il lato est della Serra Salentina fino a sfiorare Presicce. Da lì si svolta a sud risalendo la china e discendendo dal lato opposto verso il mar Ionio che si infrange sulle spiagge bianche di Pescoluse. Nel frattempo si pedala su stradine strette a traffico quasi nullo anche attraverso macchia mediterranea ed il bosco Monaci.

Dal mare si è costretti a salire e scendere lungo la serra più volte godendo di scorci sul mare verde smeraldo fino a Vereto.

Pescoluse – foto by Sandro Dumas (alias ancient_salento)

Sono presenti dei punti di ristoro come masserie adibite ad agriturismo o ristoranti/resort sul percorso pedalato.

Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da Gagliano del Capo:

  • Menhir della Croce, Gagliano del Capo
  • Menhir Mensi, Giuliano di Leuca
  • Leuca piccola, Barbarano del Capo
  • Specchia Cucuruzzi o dei Fersini, Salve
  • Pajarone di Pozzo Mauri, Presicce
  • Specchia di Pozzo Mauro, Presicce
  • Dolmen Argentina, Salve
  • Uschia Pagliare, Patù
  • Scavi archeologici di Vereto, Patù
  • Cento Pietre, Patù
  • Edicola di Sant’Aloia, Patù
  • Menhir dello Spirito Santo, Gagliano del Capo

Adatto a biciclette attrezzate a percorrere tratti ghiaiosi e sterrati. Le stradine, spesso strette, proteggono e riducono il rischio di incontrare mezzi a motore. Un breve single-track da attraversare alle porte di Barbarano e piccola pineta da affrontare tra la vegetazione in uscita dallo stesso borgo. Per avvicinarsi a specchie e pajare bisognerà mettere in conto di dover scendere dalla bicicletta seppur per brevi tratti. I dislivelli sono presenti ed inevitabili. Qualche breve salita può raggiungere il 15% di pendenza ma, come sempre nel Salento, esse non sono mai troppo lunghe e sempre accompagnate da bei scorci sul territorio. Il bosco Monaci è facilmente attraversabile. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente.

Il patto coi rovi

Esperienza e sensazioni

Nonostante ciò i rumori sono ancora ovattati e tenui nella piazza centrale del borgo mentre ci si allontana in direzione ovest alla scoperta di pietre che possano raccontarci storie e leggende del Salento. Da queste parti i borghi sono vicini ma ancora nettamente separati tra loro.

Dopo poche centinaia di metri siamo già fuori da Gagliano e Arigliano, pedaliamo su un pianoro compreso tra la serra salentina affacciata sullo Ionio e il promontorio che porta alla falesia del Ciolo a picco sul mare d’oriente, l’adriatico.

Una luce diversa

La luce è incredibilmente diversa nel Capo di Leuca, riesce ad enfatizzare i contrasti cromatici in una maniera indescrivibile. Il verde dell’erba, il rosso della terra, l’azzurro del cielo, il bianco delle pietre carsiche, il giallo paglierino della leccese ed il blu del mare profondo, sono di una intensità commovente quando il cielo è cristallino e ripulito dalle piogge della notte prima.

Giuliano di Leuca

Con questa premessa si volge in direzione Giuliano e Barbarano che, per quanto piccoli, sono borghi che offrono Storia e profumi di altri tempi. Menhir, chiese, vore, pajare, case nobiliari con tanto di architravi incise con moniti in latino, fortificazioni e tanti muretti a secco a delimitare gli appezzamenti.

Torre Capece a Barbarano

Leuca Piccola a Barbarano

Si sono percorsi meno di dieci chilometri eppure sembra di aver visto già tutto il vedibile. Barbarano con la sua Leuca Piccola è al confine opposto del pianoro ed è tempo di affrontare la Serra Salentina.

Le prime pendenze lasciano presagire che qualche fatica ed un pizzico di impegno fisico dovrà essere affrontato ma quando la vista dall’alto della serra riesce a spaziare verso l’entroterra, beh, ogni considerazione su quello che sarà il percorso svanisce e si gode di un passaggio sul groppone lato est della serra.

Specchia Cucuruzzi o dei Fersini, Salve

La tentazione di salirci sopra per ammirare la vista del circondario è forte ma il timore di rovinare anche minimamente la specchia, unito al fatto che proprio i rovi rendono difficoltoso l’avvicinarsi ad essa, ci fanno desistere.

Quando in lontananza lo sguardo verso nord incrocia la bellissima torre della masseria fortificata di Celsorizzo con Presicce de Acquarica del Capo ai nostri piedi, allora vuol dire che è tempo di svoltare verso sud e scalare la serra in direzione mare. Neanche a dirlo, le sorprese spuntano sempre dietro un angolo.

Lo sguardo su Presicce

Alla ricerca alti cumuli di pietra ci si imbatte improvvisamente e senza preavviso in un pajarone a dir poco spettacolare e maestoso.

Pajarone nei pressi di Pozzo Mauri, Presicce

Ad entrarci e alzare lo sguardo in cerca della chiave di volta si resta sorpresi nel non trovarla, in effetti non c’è (il pensiero va al Pantheon di Roma col suo foro in cima alla cupola).

Specchia di Pozzo Mauro tra i rovi, Presicce

Meno facile è stato però raggiungerla, il mutuo soccorso tra specchia e rovi funziona benissimo, tu mi fai crescere, io ti proteggo.

Tant’è, si prosegue lungo il percorso su stradine secondarie incorniciate da un susseguirsi inebriante di muretti a secco storici,

dove anche una strada provinciale dritta e lunga, percorsa per qualche centinaio di metri, sembra ridimensionarsi negli ingombri e nell’assenza di traffico per non dar fastidio al contesto attraversato.

Strada provinciale 324, Salve

Bosco Monaci, Salve

Il mare è oltre al verde Bosco Monaci ed il suo profumo di pineta e macchia mediterranea, lo si vede dall’alto della serra mentre si scende in direzione Pescoluse e le sue spiagge, argini bianchi del verde smeraldo del mar Ionio e dispensario di salsedine e iodio. Da ora in avanti i dislivelli da scalare in salita sono inevitabili, sono il giusto prezzo da pagare per quanto visto fin’ora.

Dolmen Argentina, Salve

Sentiero Uschia Pagliare, Patù

Rudere abitazione medievale

Scavi archeologici Uschia Pagliare, Patù

Ingresso a Patù

L’antica Vereto, la discesa mozzafiato a Patù con la sua Cento Pietre fino a tornare sfiniti dalle emozioni tra gli stretti vicoli di Gagliano del Capo.

Gagliano del Capo

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